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Akito
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MessaggioInviato: 15 Feb. 2005, 14:36    Oggetto: Rispondi citando

Ho trovato alcuni articoli sulla storia delle donne su:
http://www.novecento.org/toynbee_pre.htm

Posto qui quello di Arnold J. Toynbee:
(anche se anche gli altri sono interessanti)

Toynbee ha scritto:
Si deve fare attenzione a distinguere i diritti legali dalla reale capacità di condizionare le scelte altrui e dal potere. Per esempio, fino a epoche piuttosto recenti una moglie e madre indù o cinese non godeva di alcun diritto civile legalmente riconosciuto, e può aver dovuto trattare il proprio marito con dimostrazioni esteriori di deferenza e sottomissione quasi servili. Le può perfino essere stato vietato di comparire in pubblico. Tuttavia, dietro le quinte, nella gestione domestica, può aver avuto un grande potere; e, in questa sfera, suo marito, così come i suoi figli, possono esser stati soggetti alla sua volontà, poiché la sua supremazia nell’ambito domestico, così come la sua sottomissione cerimoniale, era consacrata da una tradizione che nessuno, uomo o donna, poteva sfidare, e che aveva un carattere più fortemente imperativo di qualsiasi atto legale.

Inoltre in tutti i tempi e in tutti i paesi, incluso il nostro, le donne hanno sempre avuto la possibilità di esercitare un’influenza su tutti gli aspetti della vita, molto al di là della sfera domestica alla quale in teoria la loro supremazia poteva essere confinata. Supponiamo di essere stata una donna che, al tempo in cui la Turchia era governata da un sultano, abbia avuto l’improbabile fortuna di trovarsi a essere la madre del sultano al potere. Sarebbe stata una cosa estremamente improbabile, dal momento che la sua vita sarebbe iniziata nella posizione di una delle mille donne-schiave che vivevano nel palazzo; poteva accadere che l’eunuco capo non la scegliesse mai per dividere il letto con il sultano, neppure per una sola notte; poteva accadere che non concepisse e non desse mai alla luce un maschietto; e suo figlio, se ne avesse avuto uno, avrebbe potuto essere strangolato dal fratellastro che fosse riuscito a insediarsi sul trono del padre alla sua morte o prima di quel momento. Ma, se fosse stato proprio suo figlio il vincitore, poche sarebbero state le richieste della propria madre che un sultano avrebbe rifiutato. Alcune delle più belle moschee di Istanbul sono state costruite da madri di sultani utilizzando fondi che erano stati loro generosamente dati dai loro premurosi figli regnanti. Questi loro figli potevano essere degli autocrati per tutti gli altri sudditi, ma sarebbero rimasti gli umili e obbedienti servitori delle loro madri.

La differenza tra capacità di influenzare le decisioni e diritti è illustrata in alcune delle divertenti e sguaiate descrizioni della vita quotidiana degli dei dell’Olimpo presenti nella poesia epica di Omero. Alcune dee dell’Olimpo erano donne non sposate che svolgevano un’attività. Per Atena si trattava della coltivazione dell’olivo e del cucito; Artemide era protettrice e insieme cacciatrice degli animali selvaggi. Atena (che non aveva madre) scambiava insulti con suo padre Zeus, e lo faceva il meglio possibile. Ma né una né l’altra di queste vergini potevano sostenere uno scontro con Era, e la professione di Era era di essere la moglie del "sultano" Zeus. Tra gli dei dell’Olimpo, Zeus aveva l’ultima parola, ma era solitamente Era a decidere quale dovesse essere. Era manovrava Zeus ricorrendo a volte al suo sex-appeal e a volte rendendosi semplicemente sgradevole. Le donne hanno sempre saputo come manovrare gli uomini ricorrendo a una o all’altra delle strategie di Era, e in un caso, quando si arrivò a uno scontro diretto tra la volontà di Era e quella delle dee vergini, Era impose la propria supremazia ricorrendo alla forza fisica, picchiando le più giovani dee fino ad arrivare a far piangere queste formidabili vergini. Ugualmente, i metodi adottati da Era per raggiungere i propri scopi erano privi di dignità e precari. Per una donna (e anche le dee lo sono) è meno umiliante avere dei diritti che si possono esercitare come tali che esercitare un’influenza convincendo con le lusinghe o facendo scenate.



Toynbee ha scritto:
Ora torniamo al nostro quesito iniziale: sono esistite altre epoche nelle quali la vita della donna è stata migliore di quanto non lo sia oggi per una donna occidentale? Nel corso del nostro esame avevamo preferito non prendere in considerazione quei rari casi nei quali, per caso o semplicemente per abilità e determinazione, una donna è salita al vertice del potere politico. L’imperatrice Caterina la Grande di Russia, Elisabetta I di Inghilterra e la regina egiziana Hatshepsut sono tre fra le donne più famose della storia, ma le loro carriere sono tanto eccezionali da non costituire un indicatore affidabile del destino riservato, in generale, alle donne loro contemporanee.

Una donna divenuta monarca assoluto si è appropriata nella maggior parte delle epoche e dei luoghi dei privilegi propri di un autocrate di sesso maschile. Forse ha dovuto di solito lottare per conquistare quella posizione e mantenerla più duramente di quanto non avrebbe dovuto fare se fosse stata un uomo. L’ascesa al potere di Caterina, da consorte straniera dello zar a imperatrice legittima di tutte le Russie, fu uno straordinario tour de force. Hatshepsut deve aver dovuto combattere una battaglia senza tregua per relegare in secondo piano il faraone Tutmosi III, di cui era reggente. Il vantaggio costituito, nei suoi confronti, dall’età compensava a malapena lo svantaggio rappresentato dall’appartenenza al suo sesso. Si può misurare la forza del suo carattere dalla forza di Tutmosi III, che risultò evidente quando infine egli riuscì a soppiantarla; e, perfino quando regnava al culmine del suo potere, la pubblica opinione la costringeva a regnare non in quanto imperatrice, ma come imperatore, assumendo lo stile e il titolo tradizionali dei faraoni maschi e addirittura portandone le insegne e gli abiti, compresa la tradizionale barba finta. Al Metropolitan Museum di New York sono conservate parecchie statue dell’imperatrice, abbigliata come un faraone maschio.

Persino queste sovrane energiche e abili non ottennero la completa uguaglianza di diritti rispetto ai loro predecessori maschi e ai sovrani loro contemporanei. Tuttavia esse si assicurarono una vita così incomparabilmente migliore di quella delle donne loro contemporanee di rango meno elevato che i loro percorsi gettano poca luce su quella che era la condizione di una donna qualsiasi della loro epoca.

Per le donne, l’età dell’oro fu probabilmente il primo capitolo della storia dell’agricoltura, un capitolo che può essere iniziato otto o dieci secoli [millenni] fa e che può essere durato due o tre millenni. Sembra che l’agricoltura sia stata inventata dalle donne, e che, nella sua prima fase, abbia costituito un loro monopolio. Questo monopolio non derivava semplicemente dall’abilità acquisita autonomamente dall’inventore. Il monopolio delle abilità è sempre un vantaggio destinato a scomparire. Il predominio femminile nell’agricoltura delle origini fu una prerogativa intrinsecamente legata al sesso femminile stesso, poiché l’agricoltura delle origini era in primo luogo un rito religioso e soltanto secondariamente una tecnica per la produzione di cibo (in Giappone, la coltivazione del riso è tuttora avvolta da un’aura religiosa, sebbene in questa come in molte altre attività il giapponese moderno abbia raggiunto una posizione di avanguardia sotto il profilo tecnologico rispetto al resto del mondo). L’agricoltura era originariamente una riserva femminile poiché, per i nostri antenati del Neolitico, il genere femminile era dotato del magico potere della fertilità, e questo potere era proprio di tutte le donne. Era l’azione della capacità ri-produttiva, non soltanto per l’umanità, ma per tutte le forme di vita, incluse le piante commestibili, che, assistita dalla predisposizione all’agricoltura della donna, produceva semi e frutti in misura molto più abbondante rispetto alla natura selvaggia dalla quale queste piante coltivate erano state persuase ad allontanarsi, irretite dall’arte misteriosa e maestosa della donna.

Fu un giorno nero per la donna quando l’uomo inaugurò la seconda fase dello sviluppo dell’agricoltura strappando la zappa dalle sue mani e trasformandola in un aratro abbinandola alla forza muscolare di animali addomesticati. Ciò era sacrilego, ed era anche ingiusto. Perché come avrebbero mai potuto essere addomesticati gli animali da tiro dell’uomo se la magia agricola della donna non avesse prodotto un surplus di cibo che potesse tentare delle creature selvagge a vendersi in schiavitù all’umanità in cambio della sopravvivenza assicurata che una società umana agricola era in grado di offrire loro? Per la donna, la messa in soffitta della sua zappa primordiale da parte dell’invadente aratro dell’uomo portò con sé una catastrofica diminuzione del suo status. La donna non ha tuttora recuperato completamente lo status che perse allora — no, non lo ha fatto in America, né in Europa e neppure in Birmania e in Africa Occidentale.

La donna venne destituita dall’uomo, ma l’uomo non osò mettere a repentaglio la magia della fertilità, poiché da essa dipendeva la continuazione della vita. Le donne potevano essere destituite e umiliate, ma le dee che erano la fonte ultima della fertilità erano sacrosante. Tali erano quindi anche le loro sacerdotesse umane, dal momento che queste dee indispensabili esigevano che, per quanto gli uomini potessero spingersi avanti nell’usurpare le funzioni economiche svolte dalle donne, le funzioni rituali di queste ultime continuassero a essere rispettate. Le dee insistevano nel voler continuare ad avere come servitori degli esseri umani che fossero loro congeniali perché erano del loro stesso sesso e avevano quindi familiarità con il loro modo di fare e con i loro capricci.

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MessaggioInviato: 27 Feb. 2005, 14:20    Oggetto: Rispondi citando

Mi sono sbattuto non poco a leggermi sto topic dall'inizio per riuscire a capire da dove partisse la discussione in atto.
E devo dire che con gli ultimi post questa si sia incentrata soprattutto sulla sottomissione della donna nelle varie epoche,dal mio punto di vista si potrebbe rigirare la questione e vederla in un altro modo.
Provate a pensare se invece di sottomissione non fosse stato altro che una semplice suddivisione di compiti da svolgere,per entrare nel dettaglio l'uomo fisicamente piu robusto e forte si dedicava alla caccia allontanandosi a volte anche considerevolmente,mentre la donna si dedicava alla prole e alle piantine(come qualcuno a detto non starò a citare questo o quello)restando vicina alla casa(qualunque essa sia).
Alla fine penso che la donna sia rimasta legata a questo modo di vivere piu per tradizione che per sottomissione arrivando alla fine ad accorgersi che mentre lei restava "chiusa in casa" il mondo intorno cambiava e nel voler cambiare il proprio modo di vivere si è scontrato con il mondo ormai divenuto come giustamente già detto fallocentrico.
Sono d'accordo sulla pari opportunita e sono anche daccordo con chi ha detto che le donne arrivate a certi livelli hanno dovuto rinunciare alla loro femminilità(avete mai visto donne in cariera che pensassero di mettere al mondo dei figli?).
Mi vedo concorde con quanto detto sulle differenze fisiche e biologiche e non mi pare che anche altri abbiano sollevato grosse questioni.
Non mi pare abbiate toccato la questione a livello celebrale,non per determinare chi dei due sia più intelligente ci mancherebbe a parte il peso il cervello funziona nella stessa maniera ne più ne meno,ma per parlarne riguardo alle emotività dei due individui e per poi arrivare anche al metodo di ragionamento.
Sull emotività o sull'espressione delle proprie emozioni direi che per me l'uomo è per cosi dire piu "superficiale" mentre la donna si lascia trasportare di più,vive le sue emozioni più profondamente(questa è semplicemente la mia idea sta a voi dire la vostra),per quanto riguarda il ragionamento a me personalmente è capitato diverse volte di trovarmi in divergenza con l'atro sesso per quanto riguarda la risoluzione di qualunque genere di problema(della seri le donne non le capirò mai).
Un ultima cosa qualcuno qui ha scritto"che in nessuna epoca le donne anno mai avuto più potere degli uomini"questa qui secondo me è una castronata bella e buona siete sicuri che sia veramente cosi? provate a pensarci o a cercare(un paio di nomi cosi su due piedi mi sono venuti),spero di aver centrato la tematica e di non essere uscito dai binari,se ci sono errori o imprecisazioni non dovete far atro che farmele notare,come detto prima mi sono appena letto il topic e ho buttato giù le mie considerazioni quindi potrebbero esserci delle contraddizioni ma ora non ho tempo di rileggermi quanto ho scritto.
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Akito
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MessaggioInviato: 27 Feb. 2005, 14:50    Oggetto: Rispondi citando

gold_chocobo ha scritto:
Un ultima cosa qualcuno qui ha scritto"che in nessuna epoca le donne anno mai avuto più potere degli uomini"questa qui secondo me è una castronata bella e buona siete sicuri che sia veramente cosi? provate a pensarci o a cercare(un paio di nomi cosi su due piedi mi sono venuti)


Non ricordo che qualcuno abbia scritto ciò (ma sicuramente mi sbaglio)
A me sembrava si fosse detto che molto anticamente ci sono state delle comunità matriarcali, ma col tempo sono state soppresse da quelle patriarcali importate da altri popoli (vedi ad es. la civiltà nordica).

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MessaggioInviato: 01 Mar. 2005, 17:31    Oggetto: Rispondi citando

Spero di aver afferato il discorso nel modo giusto..
Non sono d'accordo per niente con gold_chocobo quando ha scritto che semplicemente c'era una suddivisione dei ruoli... Forse i primi tempi ma poi... sono state valutate come oggetto... Fino ad arrivare a essere in certe culture una COSA da nascondere perchè non meritevole di far parte di una vita sociale... Ci sono culture che pensano che la donna non possa arrivare a capire...
Essendo più emotiva, inoltre, è più portata a riflettere e quindi in molti casi più intelligente... ma non sempre è così...
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Akito
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MessaggioInviato: 29 Lug. 2005, 12:54    Oggetto: Rispondi citando

Leggendolo mi è venuto in mente questo topic, forse un po' ci incastra qualcosa ... anche se sembra stato scritto rabbiosamente da una femmista incallita


Repubblica ha scritto:
Trenta anni fa con i consultori il contraccettivo
si diffuse in Italia: e oggi è di nuovo polemica
Quando la pillola
cambiò il sesso
di NATALIA ASPESI

Una delle Desperate Housewifes, l'appassionante serie televisiva americana su Foxlife (in autunno su Raidue), una morettina tutto pepe, si ritrova incinta: furibonda, anche perché non sa chi possa essere il fortunato possibile babbo, controlla il contenitore della pillola diligentemente presa ogni sera e si accorge che è stato manomesso. Qualcuno, forse l'odiosa suocera, forse l'antipatico marito, ha sostituito il farmaco sabotando la sua libertà.

Ecco qua il fragile potere del famoso contraccettivo che una serie di signore di immensa cultura antropologica, medica e filosofica, oltre che femminista, ha cominciato se non ad attaccare, comunque ad aggirare, strisciandoci attorno con conclusioni ardite: ci vuol altro che la pillola per liberare le donne.
Infatti, siamo d'accordo, comunque è sempre un indispensabile inizio.

Soprattutto lo era quando il misterioso e negromantico farmaco, dapprima usato solo da un manipolo di avventurose pioniere, cominciò ad essere alla portata di tutte le donne che lo volessero, (e gratuito) con l'istituzione dei consultori familiari, trent'anni fa. Quella che fu chiamata la liberazione sessuale, solo perché le donne cominciavano a fissare con una certa impazienza i rustici maneggi erotici dei loro fidanzati, compagni, mariti, era cominciata molto prima, anche in Italia, quando le ragazze delle prime assemblee studentesche, non ancora femministe, decisero di darsi da fare per liberarsi di un fardello fisico e simbolico alquanto ingombrante e vessatorio, la verginità. Fu tutt'altro che facile perché persino gli stupratori si spaventavano dell'arrembaggio femminile, figuriamoci i bravi ragazzi in cerca di moglie. Gli inconvenienti furono molti, compreso il ritrovarsi incinte, rare le soddisfazioni, tanto erano poco adusi al desiderio della partner gli uomini disponibili alla frustrante incombenza. Poi, finalmente, la pillola, e quindi, apriti cielo! Ingrassa, fa cadere i capelli, fa venire il cancro, rende frigide, rende ninfomani, rende sterili, dopo fa nascere mostri, il mondo si spopolerà, è peccato mortale, la Madonnina piange, questo in generale. I mariti o maschi possessori della femmina, che sino a quel momento avevano accettato di buon grado le di lei emicranie, i calci scostanti nel letto, il coitus interruptus sul più bello, le scenate, troppi figli da mantenere, l'aborto della loro signora ed altre scomodità: se non resti incinta come faccio ad essere sicuro della mia virilità? E se poi ti senti libera di far l'amore con chiunque? E poi il parroco non vuole, e neppure il caposezione. Le studiose che allora non si chiamavano di genere, ma erano ferratissime sia sul patriarcato che sul salario domestico, teorizzavano in scontri epocali con gli altri e tra loro sui vantaggi o svantaggi della pillola; liberava la sessualità della donna o rendeva ancor più spensierati di sempre gli uomini? Emancipava o imprigionava? Era l'ennesima arma del potere per controllare il corpo delle donne e la loro fertilità? O era l'arma delle donne per controllare il proprio corpo e la propria fertilità? Spodestava gli uomini dal loro imperio sulle donne o spodestava le donne dal loro imperio sugli uomini? Scopare spensieratamente era meglio o peggio che concepire giudiziosamente? Decidendo della maternità la si valorizzava o la sia avviliva?

Le ragazze poi, incerte per il rombare attorno a loro di minacciosi avvertimenti: non è romantico, perché l'amore arriva all'improvviso come una freccia (con conseguenze spesso disastrose, ma pazienza): però fa crescere il petto, menomale: se non ci pensi tu, quelli se ne fregano. Infatti le madri avevano sperimentato su di loro l'amore romantico senza pillola: chi, io, guarda che ti sbagli, non farmi parlare, io non c'entro proprio, sarà stato qualcun altro, comunque arrangiati, non sono cose da uomini queste.

Sono passati trent'anni, e se il mondo si trova male è per altre ragioni, quasi esclusivamente in mani maschili: è vero, la peccaminosa pillola è responsabile di aver impedito a innocenti ovuli di unirsi ad allegri spermatozoi, eliminando così alla fonte un neppure iniziato essere umano, però milioni di esseri umani vengono regolarmente ammazzati in atti di guerra o di terrorismo, senza nemmeno l'uso della pillola! In ogni caso la libertà sessuale è nata molto prima dell'anticoncezionale farmacologico, basta pensare a come si scopava beati in ogni periodo del passato, sin dal tempo delle caverne, in cui si riusciva a liberarsi dalle supestizioni, dalle oppressioni e dall'inciviltà. Oggi la pillola è un farmaco come un altro, c'è chi la prende e chi no, se gli garba o no, in assoluta libertà, e pare che le Madonnine abbiano ben altro da pensare che sprecare le loro lacrime per una simile scemenza. Se mai c'è da chiedersi come mai secondo i dati, forse non corretti, solo il 22% delle italiane in età feconda ne farebbe uso: è possibile che usino la libertà sessuale per non far più l'amore come lamentano alle poste del cuore molti mariti e dongiovanni frustrati? E poi: commettono peccato o semplicemente gli cresceranno i baffi le signore in postmenopausa che la pillola la prendono per mantenere fresca la pelle e salde le ossa, anche oltre i 70 anni? Filosofeggiare oggi sulla pillola è non solo ridicolo, è anche pericoloso: non è che la prima ondata, condotta dalle nuove amazzoni della femmilità femminista sui giornali che sbattagliano tanto per far casino contro tutto ciò che non piace alle gerarchie laicovaticane. C'è stata la vergognosa faccenda del referendum, che alla fine non si sapeva più se le staminali erano embrionali o gli embrioni staminali, la pillola è l'avvisaglia della battaglia che verrà ingaggiata per modificare o cancellare la legge che consente l'interruzione di gravidanza. Ci sarà da filosofeggiare ad oltranza, precipitando all'indietro, altro che Desperate Housewifes!

(29 luglio 2005)


fonte:
http://www.repubblica.it/2005/g/sezioni/cronaca/pillo/pillo/pillo.html

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Dio salvi la pillola...
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MessaggioInviato: 29 Lug. 2005, 19:34    Oggetto: Rispondi citando

Akito ha scritto:
gold_chocobo ha scritto:
Un ultima cosa qualcuno qui ha scritto"che in nessuna epoca le donne anno mai avuto più potere degli uomini"questa qui secondo me è una castronata bella e buona siete sicuri che sia veramente cosi? provate a pensarci o a cercare(un paio di nomi cosi su due piedi mi sono venuti)


Non ricordo che qualcuno abbia scritto ciò (ma sicuramente mi sbaglio)
A me sembrava si fosse detto che molto anticamente ci sono state delle comunità matriarcali, ma col tempo sono state soppresse da quelle patriarcali importate da altri popoli (vedi ad es. la civiltà nordica).


quoto chocobo anke se si tratta di una mia opinione.

è di moda negli ultimi decenni la protesta femminile nata ad inizio secolo.

una volta le donne si accontentavano di fare le casalinghe ( ed anke ora ci sono donne simili, ma in minoranza ) non xkè erano sempre costrette ( o nrcessaramente nella maggior parte dei casi ), ma fiere di ricoprire un ruolo che ritenevano fondamentale x il proseguimento della dinastia e della loro sopravvivenza in un mondo rurale.

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MessaggioInviato: 01 Ago. 2005, 12:47    Oggetto: Rispondi citando

Capitan_Harlock_84 ha scritto:

è di moda negli ultimi decenni la protesta femminile nata ad inizio secolo.


Di moda??!

Capitan_Harlock_84 ha scritto:

una volta le donne si accontentavano di fare le casalinghe ( ed anke ora ci sono donne simili, ma in minoranza ) non xkè erano sempre costrette ( o nrcessaramente nella maggior parte dei casi ), ma fiere di ricoprire un ruolo che ritenevano fondamentale x il proseguimento della dinastia e della loro sopravvivenza in un mondo rurale.



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MessaggioInviato: 01 Ago. 2005, 13:12    Oggetto: Rispondi citando

scherzaci.. molte donne sono contentissime di fare le casalingUe (LoL)

il che non è necessariamente un male, se no a tenere in ordine la casa chi ci sta? non tutti possono permettersi la donna delle pulizie..
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MessaggioInviato: 01 Ago. 2005, 14:31    Oggetto: Rispondi citando

Marsh` ha scritto:
scherzaci.. molte donne sono contentissime di fare le casalingUe (LoL)

il che non è necessariamente un male, se no a tenere in ordine la casa chi ci sta? non tutti possono permettersi la donna delle pulizie..


ripeto:

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MessaggioInviato: 01 Ago. 2005, 18:18    Oggetto: Rispondi citando

Akito ha scritto:
Marsh` ha scritto:
scherzaci.. molte donne sono contentissime di fare le casalingUe (LoL)

il che non è necessariamente un male, se no a tenere in ordine la casa chi ci sta? non tutti possono permettersi la donna delle pulizie..


ripeto:


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Ma dai, ora mettete in dubbio la mia parola?


perchè dovrei dire cazzate su un argomento come questo? se dico che ci sono, le conoscerò, no?



è faticoso comprendervi
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MessaggioInviato: 01 Ago. 2005, 19:03    Oggetto: Rispondi citando

Akito ha scritto:
Marsh` ha scritto:
scherzaci.. molte donne sono contentissime di fare le casalingUe (LoL)

il che non è necessariamente un male, se no a tenere in ordine la casa chi ci sta? non tutti possono permettersi la donna delle pulizie..


ripeto:
Tu sei così ma io conosco donne che hanno fatto della polvere la loro ragione di vita



Ora tu non te la tirare perche tanto anche tu prima o poi dovrai smettere di fare la trasgressiva , e adeguarti (E questo vale per tutti siano essi uomini e donne , lo dico perche senno qui mi danno del misogino)


Comunque non sta mettendo in dubbio la cosa , solamente esibisce il proprio pensiero a riguardo

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MessaggioInviato: 01 Ago. 2005, 19:16    Oggetto: Rispondi citando

CHI HA PAURA DEL CHADOR
DI MASSIMO FINI

Capisco ancora ancora il divieto di indossare il burqua, inserito nelle misure antiterrorismo del "pacchetto Pisanu", trovo inaudito, liberticida, razzista e incostituzionale l'inasprimento delle pene, fino a due anni di galera, per la donna che porti il chador (e mi par grave che una cosa del genere sia prevista come reato, sia pur con pene molto più lievi, da una legge che risale addirittura al 1975).
Perché il burqua copre il viso, il chador no. Per la verità anche il divieto del burqua, come difesa dal terrorismo, fa sorridere. Una terrorista con il burqua, qui in Italia, è più individuabile di una a volto scoperto e non ce la vedo proprio una donna conciata in quel modo girare per i supermercati o in autobus, con sotto le vesti dell'esplosivo, senza suscitare la curiosità, l'attenzione e il sospetto di chi le sta attorno.

Sono certo che se gli jihaidisti tenteranno un attentato in Italia utilizzando anche delle donne le faranno vestire all'occidentale. È la cosa più logica.

Comunque sia in Italia esiste, come norma generale, l'obbligo di girare a viso scoperto e quindi il divieto del burqua ci sta, anche se contro il terrorismo non avrà alcun effetto. Ma il chador? Il chador è un tipo di abbigliamento che appartiene alla cultura islamica, che copre corpo e capelli ma lascia perfettamente visibile il volto. Vietarlo viola un principio fondamentale di libertà e di uguaglianza per cui ognuno può vestirsi come gli pare e piace purché rispetti i limiti della decenza, non offenda cioè il "comune senso del pudore" (art. 529 c.p.). Ed è fuori discussione che il chador stia dentro i limiti della decenza, è anzi accusato, da noi occidentali, di rispettarla anche troppo. E allora perché vietare alle sole donne musulmane un certo modo di vestire? Ad essere coerenti bisognerebbe mettere in galera anche le suore, che vestono più o meno allo stesso modo ed hanno il capo coperto.

Si tratta quindi, con tutta evidenza, di una misura discriminatoria, razzista, oltre che liberticida, e quindi incostituzionale.

Si è detto da qualcuno che un divieto del genere aiuterà le donne musulmane a sottrarsi al maschilismo della loro cultura (così, fra gli altri, Stefano Menichini della Margherita, che farebbe forse meglio ad occuparsi, e preoccuparsi, del fatto che il suo partito ha inglobato un soggettino inqualificabile come Vittorio Sgarbi, cosa, questa sì, indecente e che farà perdere alla sinistra un bel po' di voti). Ma a parte che una considerazione del genere non c'entra nulla con le norme antiterrorismo, questi non sono fatti nostri. Quella del chador è un'ossessione occidentale. Ho viaggiato a lungo nei Paesi islamici e non ho mai sentito nessuna donna musulmana porre seriamente il problema del chador, nemmeno dal punto di vista simbolico. Fra le più giovani se ne fa, semmai, una questione di praticità.

A Teheran, nell'era khomeinista (ma credo esista ancora), c'era un settimanale, "Donna del giorno", tutto al femminile, fatto da sole donne, sedici redattrici più le grafiche. Si occupava di attualità, di cronaca, di cultura e anche, sia pur timidamente, di moda. Vendeva più di 100 mila copie ("ma solo perché la carta scarseggia in questo dopoguerra" ci tenne a farmi sapere, orgogliosamente, la giovane direttrice, Talebeh Eskamdari) ed era uno dei meno accomodanti nei confronti del regime. Faceva un certo effetto entrare in una redazione e vederla popolata di tante suorine nere che si affacendavano alla macchina da scrivere, preparavano menabò, impostavano pagine e titoli. Perché tutte portavano il chador. Da buon occidentale chiesi subito alla graziosa Talebeh perché fosse così importante per l'Islam che la donna si copra almeno i capelli con il foulard. "Perché, rispose, i capelli sono una parte rilevante della bellezza femminile e molto provocatoria. E, fuori dal talamo, non è bene usare la propria bellezza per provocare gli uomini. È come se da voi una donna girasse a seno nudo per la strada. Non lo tollerereste. Mi pare che per molti secoli in Cina, o in Giappone non ricordo, il tabù riguardasse i piedi nudi. È una questione di sensibilità. Di sensibilità diverse. La nostra è questa. Comunque le assicuro che il chador è proprio l'ultimo dei nostri problemi".

"E quali sono, allora, questi problemi, qui in Iran?"

"Non stanno nel Corano. Ma piuttosto in un costume, in una mentalità maschile e profondamente radicata. Per cui, soprattutto nelle campagne, ci sono dei padri e dei mariti che si comportano da piccoli dittatori. Ma questo è un abuso che non ha nulla a che fare con le leggi dell'Islam. Ecco, noi, con "Donna del giorno", ci battiamo contro questi abusi, questo costume, questa mentalità".

Noi occidentali, col vizio, ormai inveterato, di andare a ficcare il naso nei fatti altrui, sosteniamo che il chador o il velo o il burqua (antica tradizione afghana e pakistana, pretalebana) offendono la dignità della donna e ne limitano la libertà e pretendiamo di omologare la cultura e la sensibilità islamica alla nostra. Bene. In Occidente noi mercifichiamo il corpo della donna, lo esponiamo come quarti di bue in macelleria, lo vendiamo a pezzi e bocconi, nelle nostre pubblicità, sui giornali, nei film. Se venisse qui un ayatollah e dicesse: "In questo modo voi offendete profondamente la dignità della donna. Dovete cambiare", gli risponderemmo: "Caro ayatollah, può anche darsi che ci sia un filo di ragione in quel che dici, ma sono fatti nostri, non tuoi". Ecco, noi verso l'Islam, e in particolare per la condizione della donna in Islam, ci comportiamo come quell'ipotetico ayatollah. Pretendiamo di occidentalizzare l'Islam. Ed è proprio da questa arrogante pretesa che nasce, nelle masse islamiche, il fastidio, l'astio e l'odio contro l'Occidente, sentimenti nei quali il terrorismo pesca a piene mani. A parer mio una misura autenticamente efficace contro il terrorismo, invece delle leggi, a volte grottesche, del "pacchetto Pisanu", sarebbe quella di piantarla di cercare di imporre all'Islam, con l'economia, con l'ideologia, con la batteria dei mass media e, se del caso, con le bombe, i nostri costumi, la nostra sensibilità, le nostre istituzioni.

E veniamo alla libertà della donna. Una sera, a Teheran, nel mio albergo, parlavo con Hassan Gadoiri, allora numero due del Ministero degli Esteri, un giovane poco più che trentenne, colto, dall'intelligenza sottile e causidica come hanno spesso i persiani, che aveva viaggiato il mondo e vissuto dieci anni in Italia dove aveva studiato all'Università per stranieri di Perugia. "E va bene," mi diceva Gaddiri. "Poniamo pure che il chador sia un'imposizione maschile. Perché l'uomo musulmano teme la seduttività della donna. Ammettiamo che sia così. Ma da voi, se conosco un po' la vostra pubblicità e la vostra "way of life", la donna deve essere sempre bella levigata, curata, abbronzata, snella e, soprattutto, giovane, altrimenti è di fatto, emarginata. Da noi invece la donna viene accettata dal marito e dalla società, anche quando invecchia e ingrossa e tutti le portano un autentico rispetto. Perché il suo ruolo, di moglie, di madre, di donna, non si esaurisce esclusivamente nella sua avvenenza. E allora cos'è più oppressivo? Il nostro chador o il vostro modo di considerare la donna?"

Massimo Fini


EDIT: Biran, il solito maschista, Akito, soprendentemente superficiale.

Non sopporto i maschilisti come Biran che pensano che la donna debba star a casa a pulire e cucinare, non sopporto manco le false femministe (quindi penso Akito abbia frainteso, perchè non è da lei) che se una donna si sente realizzata a far la casalinga va messa al muro.

Andate a riguardarvi il nordheim e la donna vichina ad esempio:

"La donna svolgeva un ruolo fondamentale. L’uomo spesso era in mare o in guerra, per cui era lei che comandava nella casa. Fedele, rimaneva all’interno della Sippe fino al giorno del matrimonio. Successivamente gestiva il controllo di tutte le attività domestiche. Inoltre, secondo un costume celtico, incitava l’uomo in battaglia, infondendo coraggio. Rimaneva separata dall’uomo durante le cerimonie religiose. Quando l’uomo invecchiava, si ritirava da tutte le attività e diventava dispensatore di saggezza, mentre era la donna che continuava a gestire il potere."

Di fondo quanto detto da Marsh non sarebbe errato.

Il punto fondamentale è che se una donna o un uomo si sentano realizzati a far lavori domestici, gestire la casa e allevare i figli non dovrebbero essere ridicolizzati, così come non dovrebbe essergli impedito per principio far altre attività se è quanto vogliono.
Tutto il resto non è femminismo o maschilismo, è solo stupidita ed arrogante ignoranza.

EDIT2: Di Sephi non sono stupito, della sua superficialità già parlai...altra riprova che è passato da luoghi comuni "di massa" ai luoghi comuni semplicemente opposti, ma di ragionarci sopra - come ho detto, non basta scappare dal gregge per smettere di essere un pecorone.

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MessaggioInviato: 01 Ago. 2005, 19:28    Oggetto: Rispondi citando

Akito ha scritto:
Capitan_Harlock_84 ha scritto:

è di moda negli ultimi decenni la protesta femminile nata ad inizio secolo.


Di moda??!


i movimenti femministi come è noto sono nati nelle città.

Ma perchè? La causa principale è stato il diverso approccio alla vita quotidiana dalla campagna alla città e diverse necessità delle donne.

Ma in seguito sono state soprattutto nuove tendenze e un nuove "mode" nello stile di vivere quotidiano della donna a crear dei motivi di protesta.

Moda ( e nn necessariamente necessità ) è siccome nn tutto ciò x cui le donne hanno protestato è una necessità dettata dall'esigenza fondamentale della vita quotidiana, perciò nn indispensabile x vivere ( in una società democratica ).

basti pensare alla protesta delle donne europee contro lo chador ( come se le donne europee avessero voce in capitolo in tale argomento )


sephirot ha scritto:
Akito ha scritto:
Marsh` ha scritto:
scherzaci.. molte donne sono contentissime di fare le casalingUe (LoL)

il che non è necessariamente un male, se no a tenere in ordine la casa chi ci sta? non tutti possono permettersi la donna delle pulizie..


ripeto:


quoto


se vuoi ci rido sopra pure io, ma è la pura verità

( nella mia famiglia c'è l'esempio e pure altre di cui ho sentito spiegare la loro volontà di fare la casalinga; nn credevo che la vostra cultura in fatto di mondo fosse così limitata

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